Tracheofusariosi di ortaggi a foglia: i 4 metodi di lotta non convenzionali per combatterla

Il considerevole aumento di superfici coltivate a lattuga, indivia, cicoria, rucola e valerianella, grazie anche al successo della filiera dedicata alla IV gamma, rende gli ortaggi a foglia molto importanti dal punto di vista economico a livello mondiale e italiano.

Lo sviluppo della coltivazione, soprattutto in serra, di queste colture ha portato anche una conseguente intensificazione degli investimenti a ettaro. Naturalmente, l’aumento della redditività delle produzioni è stato un vantaggio notevole, ma ha comportato anche degli aspetti negativi, tra cui la comparsa di nuovi problemi fitopatologici che si sono diffusi anche in sistemi produttivi per la filiera di I gamma.

Tra i patogeni fungini segnalati negli ultimi anni nel nostro paese a carico di orticole da foglia, sono aumentate le segnalazioni di tracheofusariosi causate dal patogeno Fusarium oxysporum. Esistono più di 100 formae speciales di questo fungo, tra loro differenti in base alla specificità dell’interazione con le specie ospiti. In generale, comunque, le piante colpite sono tutte interessate dai tipici sintomi di nanismo, avvizzimento e imbrunimento dei vasi legnosi, spesso portando a morte la pianta. La comparsa dei sintomi causati di questo patogeno è essenzialmente legata alle elevate temperature: valori ottimali di sviluppo si ottengono con temperature minime di 26°C e massime di 33°C, ma i sintomi compaiono già a temperature di 20°C. Risulta evidente quindi il grande impatto economico che un agente patogeno può avere su una coltura intensiva, specialmente in coltivazioni protette.

È essenziale, quindi, un accurato piano di lotta per contenere al minimo i danni che la tracheofusariosi può causare sui raccolti italiani. I metodi di lotta possibili sono diversi e vanno valutati attentamente per avere i risultati di contenimento ottimali:

  1. Pratiche agronomiche
  2. Resistenza genetica
  3. Microrganismi
  4. Strategie di difesa combinate

 

  1. Pratiche agronomiche

In situazioni con patogeni epidemici, risultano di vitale importanza le tecniche di prevenzione.  In primo luogo, hanno ruolo fondamentale le pratiche agronomiche attuate per contenere l’incremento del potenziale di inoculo nel terreno ed evitare il più possibile le condizioni ambientali favorevoli all’insediamento e alla diffusione del patogeno.

Gli esempi qui riportati di buone pratiche agronomiche possono concorrere favorevolmente alla lotta alla diffusione di questa fusariosi degli ortaggi da foglia:

  • Rimuovere in modo accurato i residui della coltura precedente rimasti nel substrato, per ridurre l’inoculo nel terreno.
  • Evitare elevate concimazioni azotate e l’impiego di torba che abbassa il pH del terreno. Un suolo troppo concimato e con pH acido (6-6,5) può aggravare i sintomi.
  • Evitare le lesioni radicali causate sia da pratiche colturali poco accurate che da parassiti animali (in particolare i nematodi).
  • Effettuare la tecnica della solarizzazione portando la temperatura del suolo a 60°C per 20 minuti o a 45°C per 1-2 settimane. Tale trattamento del terreno permette di eliminare le spore del patogeno presenti nel terreno.
  • Effettuare le rotazioni colturali con specie diverse dalla coltura precedente. In questo modo, un patogeno tellurico strettamente infeudato a una specie, al ciclo successivo ne troverà un’altra su cui non si potrà sviluppare. In sistemi intensivi di coltivazione di ortaggi da foglia caratterizzati da un ciclo colturale breve (che consente di effettuare 5-6 cicli a stagione), la rotazione colturale non è però facilmente attuabile. Inoltre il Fusarium oxysporum che attacca la lattuga ( oxysporum f. sp. lactucae) può colonizzare le radici di altre piante non suscettibili, quali pomodoro e melone, permettendo al patogeno di sopravvivere anche nel caso di rotazione colturale.
  • Utilizzare ammendanti organici per favorire la repressività verso i patogeni tellurici. Buoni risultati si ottengono con pellet di Brassica carinata somministrato in fase di pre-trapianto. Altri apporti di letame, pollina o residui tramite la tecniche del sovescio possono permettere solo un minimo contenimento della malattia.
  • Induzione della repressività del terreno tramite l’uso di compost. Recenti studi hanno confermato l’effetto repressivo degli ammendanti compostati organici nei confronti di diversi patogeni tellurici agenti di tracheofusariosi e marciumi (in particolare Fusarium, Rhizoctonia solani, Botrytis cinerea, Sclerotinia spp., Pythium spp.).

Ricorrere a strategie agronomiche è essenziale, ancora più importante negli ultimi anni in cui è stata limitata la possibilità di ricorrere alla lotta chimica e in particolar modo ai fumiganti.

 

  1. Resistenza genetica

Un valido metodo preventivo di lotta consiste nella scelta di varietà resistenti nei confronti degli agenti di tracheofusariosi. Sfruttare la resistenza genetica non può però essere l’unica soluzione da attuare, poiché è già noto dal 2005 che nel caso di F. oxysporum f. sp. lactucae, in Italia è presente solo una razza (“razza 1”) contro la quale sono state create varietà resistenti, ma altre due razze asiatiche sono in grado di superare la resistenza inserita nelle cultivar di lattuga nostrane. Vi è quindi la necessità di integrare questa tecnica preventiva con altre, per avere una protezione della coltura più completa.

 

  1. Microrganismi

Un metodo biologico valido per il contenimento della tracheofusariosi è l’impiego di microrganismi, come forme saprofite di Fusarium o Trichoderma spp.. L’impiego di microrganismi ha evidenziato il positivo effetto di riduzione degli attacchi del patogeno tra il 50 e il 75% in prove effettuate su lattuga nei centri sperimentali dell’Università di Torino. Inoltre si è riscontrato anche l’effetto di promuovere lo sviluppo in termini di biomassa su lattuga e rucola.

L’utilizzo di funghi o batteri per combattere i patogeni tellurici si può rivelare una valida opportunità da valorizzare al meglio.

 

  1. Strategie di difesa combinate

La combinazione opportuna di alcune delle tecniche sopra descritte consente di ottenere una protezione della coltura più completa ed efficacie.

Una strategia di difesa sicuramente valida per tutte le colture e a diverse tipologie aziendali è la combinazione dell’utilizzo di ammendanti organici compostati all’impiego di microrganismi utili per il contenimento della tracheofusariosi e di altre patologie.

Ciò si traduce nell’utilizzo di un ammendante “attivo”, ovvero arricchito con microrganismi in grado di coniugare i benefici di entrambe le componenti. ANT’s COMPOST-V è un ammendante compostato verde di alta qualità in grado di soddisfare queste caratteristiche. Il suo utilizzo garantisce i seguenti vantaggi:

  • Riduzione significativa dello sviluppo dei patogeni tellurici grazie alla presenza di una ricca microflora e di microrganismi utili: Trichoderma >104 u.f.c./g, batteri >106 u.f.c./g, funghi >105 u.f.c./g, batteri della rizosfera e altri microrganismi utili >103 u.f.c./g;
  • Miglioramento della struttura, della fertilità e della ritenzione idrica del suolo;
  • Prevenzione stress abiotici (di temperatura e idrici);
  • Apporto di elementi nutritivi a lento rilascio;
  • Aumento della biomassa delle colture.

L’ammendante ANT’s COMPOST-V è prodotto da AgriNewTech, spin off accademico dell’università degli Studi di Torino, sempre al lavoro per concretizzare anni di ricerche internazionali universitarie in prodotti di alta innovazione tecnologica ed eccellenza qualitativa.

ANT’s COMPOST-V, come gli altri prodotti di AgriNewTech, è frutto di anni di ricerche e sperimentazioni; ciò garantisce all’utilizzatore la sicurezza di impiegare un prodotto dall’efficacia provata. La scheda tecnica con le caratteristiche specifiche la potete trovare nella pagina del prodotto sul nostro sito.

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